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lunedì 21 maggio 2007

Juve, bentornata a casa


"da LA STAMPA"
ROBERTO BECCANTINI
Un atto dovuto, sì. Da consegnare direttamente alla cronaca, senza importunare la storia, sensibile a ben altre carezze. Ma anche un passaggio obbligato, una missione compiuta con autorità e orgoglio. Il ritorno della Juve in A, sancito dal travolgente 5-1 di Arezzo, si sottrae alla logica dei blocchi: impresa è troppo, formalità troppo poco.Gli stessi tifosi sono perplessi. Il 14 maggio di un anno fa, a Bari, celebravano uno scudetto falso; oggi festeggiano una liberazione vera. È stata una stagione talmente diversa - nelle ambizioni, negli stimoli, nelle difficoltà - che rischia di confondere i sentimenti, come le conquiste che contano ma non pesano. Più che i Crotone e i Frosinone di turno, gli avversari sono stati i chiodi di Calciopoli, con il pericolo che non siano finiti, lo smembramento dell’organico, le spine di mercato (Buffon va o resta? e Camoranesi? e Trezeguet?), la gestione di campioni combattivi ma combattuti, il laborioso tirocinio di una società nuova di zecca. Non ricominciare da Deschamps sarebbe un delitto.L’aspettavano tutti: dall’Inter, che le ha strappato lo scettro a suon di record, al Milan, che gliel’ha sempre conteso; dalle romane alla Fiorentina. La Juventus è come l’ombra: se la insegui, ti fugge; se la fuggi, ti insegue. Ha peccato, ha pagato. Non ci sono più Giraudo e Moggi. Ci sono altre facce, forse un altro stile. Spedita a meno 30, e pian piano risalita a meno 17 e poi a meno 9, la squadra ha sbaragliato la concorrenza. Alessandro Del Piero, il suo capitano e la sua bandiera, ha toccato, e superato, la cima Coppi dei 200 gol. La vecchia guardia ha indicato la rotta a esploratori giovani e curiosi come Palladino e Marchisio.Non sono mancate isterie e polemiche, a conferma di un destino con il quale la Signora, per casta che possa diventare, dovrà sempre misurarsi. Nessuna penitenza al mondo potrà mai renderla «normale», anche perché sono gli altri i primi a non volerlo. Adesso che è rientrata a casa, e l’ha trovata occupata, dovrà suonare il campanello e annunciarsi: un’esperienza assolutamente inedita. Allenatore, rosa, stadio: tutto è in bilico. Per questo, a maggior ragione, servono chiarezza e competenza. La Juve non è più padrona di niente, se non della sua storia. Tornare quella di prima non alle condizioni di prima: ecco cosa invocano 14 milioni di tifosi. Senza fretta. Ma neppure senza quei ritardi o quegli equivoci che i traslochi «di gruppo» nascondono, a volte, fra i mobili e i facchini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Alla Di Pietro: "... ma che c'azzecca... un'articolo della Stampa di torinio che parla di un condannato rimesso in libertà con un blog dei camperisti??????" Cerchiamo di rimanere in tema ew se voleta, facciamo un blog per tifosi. Cosa volete che faccia, che pubblichi ogni giorno la pagina del messaggero sulla Roma?
Ve lo dico sempre: voi avete il difetto (tutti, Interisti, juventini, milanisti) di avere sempre il lutto sulla maglia (strisce nere verticali) e pertanto vi piace più gufare che tifare. Noi abbiamo il colore del sole e del cuore e allora gridiamo forza Milan!!!!!
PS: se poi giovedì ce ne fosse l'occasione, allora vanno bene anche gli sfottò!!!!!!
In conclusione, ICARO, AUTOCENSURATI!!!!!!!!!!!! Cerca di volare un può più su, uselin della comare .......